Verso una nuova Europa grazie al progetto Erasmus

Studenti tedeschi, francesi ed italiani insieme per costruire una Europa ancora capace di ascoltare le voci dei più deboli. E per farlo i ragazzi, guidati dai loro docenti, hanno scelto la periferia più a sud d’Europa, Ragusa. Città frontiera del Mediterraneo e realtà spesso assurta a simbolo positivo di accoglienza.

Il primo passo di questo percorso deriva dal progetto “Erasmus” sul tema “Refugee crisis: new concepts, new ideas and new changes”, “Crisi dei rifugiati: nuovi concetti, nuove idee e nuovi cambiamenti”.

Ente capofila è l’Istituto superiore “Giovanni Verga” di Modica in rete con due istituti provenienti dalla Francia e dalla Germania.

Tra le attività messe in atto anche la visita di 31 studenti presso la sede dei progetti SPRAR “Famiglia amica” e “Biscari” gestiti dalla Fondazione San Giovanni Battista.

Crediamo molto – sottolinea Renato Meli, presidente della Fondazione – in questi progetti di scambio interculturale e di reciproca conoscenza. Abbiamo messo a disposizione i nostri formatori per momenti di affiancamento e di studio ed abbiamo aperto le nostre strutture per consentire ai giovani di visitare i luoghi dove costruiamo l’integrazione per i titolari di protezione internazionale. Siamo felici di poter dare questa occasione a persone giovani che possono aiutarci nel decostruire tanti stereotipi legati al fenomeno degli immigrati”.

L’insegnante Maria Puccia, referente del progetto scolastico, spiega il senso di questa esperienza. “Le scuole estere sono molto interessate a capire il fenomeno dell’immigrazione che vede l’Italia in prima linea. Noi siamo convinti che la realizzazione di simili attività didattiche interdisciplinari e interculturali possa favorire processi di crescita utili a prevenire disagio sociale e pregiudizi”.

Per i nostri ragazzi – aggiunge Maxim Seguin Couturier, docente in Francia – è importante avere informazioni dirette e non filtrate dai media. Vogliamo che ognuno di loro tocchi con mano le realtà di cui rischiano di sentire solo parlare”.

Sapere che ci sono persone che affrontano il viaggio attraverso il deserto ed il mare – raccontano i ragazzi – e che sono sopravvissute ed oggi vivono qui ci ha molto emozionato”.

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